Tutte le ricerche ultimamente effettuate sono concordi nel sottolineare come la pubblicità, soprattutto televisiva, del cibo spazzatura porti a un deciso incremento del consumo di questi prodotti, con dannose conseguenze per la salute. Lo studio, portato avanti dai ricercatori del Cancer Research UK su 3.300 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, ha dimostrato
che i gruppi sottoposti a pubblicità durante i programmi, consumano tendenzialmente un 139% in più di bibite dolci e , circa un 65% in più di dolci e snack dal bassissimo valore nutrizionale e da un elevato contenuto di zuccheri o grassi.
Anche l’associazione Obesity Health Aliance, conferma la pericolosità di questi dati, mettendo in risalto l’inattualità e l’arretratezza delle norme che dovrebbero regolare questo settore. In Inghilterra, per esempio, il divieto di questo genere di pubblicità è concentrato solo in poche fasce, che non comprendono gli eventi sportivi o i talent show, di cui i teen ager sono spettatori molto interessati. Non è un caso che le pubblicità di junk food siano per lo più trasmesse durante questi programmi. Se poi consideriamo che un bambino obeso ha il 500% di possibilità in più, rispetto a un coetaneo normopeso, di soffrire della medesima patologia anche da adulto e che l’elenco delle malattie strettamente correlato a un eccesso di adiposità è veramente lungo, l’ intervento su questa materia sarebbe quantomeno opportuno.
Lo sostiene anche Dan Parker, ex dirigente pubblicitario che, durante un’intervista al quotidiano anglosassone guardian, ha reso pubbliche alcune strategie che hanno fatto aumentare il consumo di questi prodotti. Innanzitutto le aziende hanno scientemente diminuito la grandezza di alcune barrette al cioccolato a cui non ha fatto seguito un calo del costo al cliente finale. I consumatori, che hanno vissuto la cosa come un sopruso, hanno pensato “bene” di acquistare le confezioni con più barrette per abbassare il costo unitario, con il risultato che oggi le aziende promuovono questo tipo di vendita veicolando il messaggio che sia un acquisto giusto anche per una singola persona. Peccato che le scritte (molto piccole e poste in posizioni difficili da scorcere, ndr) dicono che non bisognerebbe consumarne più di 30 grammi.
I report sulle vendite confermano la “bontà” di questo piano: nel 2017 le barrette singole di cioccolato hanno registrato un calo del 5%, mentre le confezioni maxi da 100 grammi un aumento vicino al 10%. Dan Parker, conclude la sua analisi sostenendo che l’industria del cibo spazzatura, brava nel porre l’accento sulla mancanza di esercizio fisico per giustificare l’obesità infantile, stia portando avanti le stesse tattiche dell’industria del tabacco, quando anni fa cercava di indirizzare l’attenzione rivolta ad alcuni problemi di salute verso altre cause.
Meditate gente, meditate…