Dopo la fattura elettronica, è tempo di scontrino elettronico: dal 1 luglio negozi ed esercizi commerciali con un volume d’affari superiore ai 400mila euro annui non rilasceranno più lo scontrino, ma avranno l’obbligo di inviare i dati della transazione all’Agenzia delle Entrate, attraverso un collegamento diretto via internet.
Lo scontrino insomma da cartaceo diventerà digitale e a fine giornata verrà catalogato nei server del Fisco, che così non dovrà più aspettare la dichiarazione degli esercenti per coglierne il giro d’affari.
La speranza in questo modo è limitare le tentazioni di dichiarare meno di quanto realmente si guadagna.
Chi dovrà emettere lo scontrino elettronico?
In questa prima fase, solo gli esercizi commerciali con un volume d’affari superiore ai 400 mila euro, che in Italia sono all’incirca 200mila: dai punti vendita dei grandi brand agli alberghi e ai ristoranti di media grandezza, saranno loro i primi a dover provvedere allo scontrino elettronico. Ma dal 2020 l’obbligo verrà esteso anche ai piccoli, cioè a circa 2 milioni di esercizi nel nostro paese, artigiani inclusi, eccezion fatta per farmacie, tabaccai, edicole, venditori di prodotti agricoli e di servizi di telecomunicazione e aziende di trasporto pubblico.
Cosa cambia per noi consumatori?
Non avremo più lo scontrino, ma un documento commerciale, ovvero una ricevuta sempre di carta, senza valore fiscale che potremo conservare ai fini della garanzia, per il cambio merce e eventuali detrazioni. Potremo chiedere anche di ricevere via email una copia digitale di tale ricevuta.
Cosa produrrà di positivo lo scontrino digitale?
Gli esercizi commerciali non dovranno più preoccuparsi di inserire manualmente e in un secondo momento come avviene oggi i dati delle transazioni. Il procedimento sarà automatizzato. Non solo: avere questi dati già organizzati potrà aiutare gli esercenti a capire meglio come sta andando l’attività e faciliterà il controllo di gestione, perché tutti i dati della contabilità saranno integrati e disponibili.